16/04/2021
Questo pezzo è stato scritto il 9 Aprile, due giorni dopo la peggior gelata primaverile degli ultimi 51 anni. Nelle notti del 6 e 7 Aprile, le campagne della Toscana sono state colpite da un violento calo della temperatura notturna, causato da una corrente d’aria artica. Le temperature sono scese diversi gradi sotto lo zero (-6 gradi Celsius), causando un collasso dal 50% al 70% dei nuovi germogli delle nostre viti.
Siamo solo all’inizio della stagione viticola 2021, con ancora una pandemia sulle spalle, e dobbiamo già contabilizzare una perdita di almeno il 50% della produzione! Come dire… sembrerebbe che anche quest’anno ci sarà da divertirsi!
Dopo aver passato diverse ore a disperarci per l’accaduto, un pensiero è emerso dal profondo: come mai le persone non si rendono conto di quanto sia rischioso essere un produttore di vino o comunque un agricoltore in generale? Quando pensiamo a lavori rischiosi magari immaginiamo chi milita nell’esercito, o chi sospeso nel vuoto costruisce grattacieli, o chi si trova a fronteggiare l’oceano impetuoso su un peschereccio… e sì, questi sono sicuramente lavori pericolosi in cui un errore potrebbe essere fatale, ma pensandoci bene anche i nostri contadini vivono in costante pericolo e in un permanente stato di stress che minaccia la loro salute.
Insomma, siamo d’accordo che un contadino normalmente non rischia la vita, ma a quanto stress è sottoposto ogni giorno? Ogni sera andiamo a dormire con i nostri raccolti che restano fuori dalla porta, più precisamente acielo aperto, dove si trovano ad affrontare fenomeni atmosferici imprevedibili: grandine, tempeste di vento, siccità, gelo, bombe d’acqua…. E quindi ogni sera abbiamo già una buona ragione per essere piuttosto preoccupati per quello che potrebbe accadere il giorno seguente.
uesto però non vuol dire che siamo più tranquilli quando il clima è mite. Perché, anche se il meteo ci risparmia delle sofferenze, potrebbero comunque spuntare fuori malattie fungine come la peronospora, l’oidio o la botrite, oppure un bel virus come il Mal dell’Esca *… tutte cause per le quali almeno una parte del nostro lavoro potrebbe essere vanificata. E poi ancora, perché non perdere il sonno a causa di una bellissima epidemia di insetti fitofagi pronti a mangiare germogli, foglie o frutti?
O meglio, e se durante una camminata tra le nostre vigne ci imbattessimo in un gruppetto di cinghiali e caprioli che banchettano indisturbati godendosi la nostra preziosa uva? Tutti questi eventi sembrano rari, ma allo stesso tempo si tratta di variabili così numerose che almeno un paio di loro ci minacciano continuamente, generando un terremoto di stress, una sorta di roulette russa con la natura.
Poi però, finalmente, arriva la vendemmia. Da questo momento in poi possiamo contare su un tetto sopra i nostri prodotti, poiché le uve fanno il loro ingresso in cantina. Ma non facciamoci ingannare, sembrerebbe un buon momento per riprendere fiato – dopo aver perso peso, capelli e innumerevoli notti di sonno – e invece no, non lo è: una bella fermentazione rischiosa potrebbe essere dietro l’angolo! Certamente, se in vigna è stato fatto un ottimo lavoro, il processo di fermentazione tenderà ad essere più facile, ma un’uva meravigliosa può comunque subire una fermentazione difficile, soprattutto se sei uno di quei produttori che evitano i lieviti selezionati o gli additivi (come noi).
In ogni caso, non possiamo permetterci il lusso di soccombere allo stress di una lenta fermentazione perché siamo ancora solo a metà del viaggio.
Ma supponiamo per un attimo che tutto sia andato bene e che finalmente i vini comincino ad assomigliare a ciò che abbiamo immaginato sin dall’inizio – nonostante che, nel frattempo, noi produttori siamo diventati brutti, nervosi e antipatici e che tutto in vigna continui a ripetersi ciclicamente accompagnato dalla quotidiana dose d’ansia – nuove preoccupazioni ci accompagneranno, comunque, anche durante il periodo d’invecchiamento del vino. Le nostre preghiere saranno presto indirizzate alle divinità che ci proteggono dal Brett *, o dalle brutte sorprese che una botte di legno ogni tanto potrebbe regalarci, o da qualsiasi altra malattia rara del vino, come l’inspiegabile gusto di topo, che si manifesta casualmente come un nuovo virus cinese durante il fine settimana (perché le cattive notizie si palesano sempre nel fine settimana, è una specie di legge in agricoltura).
Per fortuna qui corre in nostro aiuto la misericordiosa solforosa, un pizzico di solforosa può letteralmente cambiarci la giornata! Sì, perché la virtù più nobile della solforosa non è la capacità antimicrobica o antiossidante nel vino, ma quel sollievo che è in grado di dare al produttore ormai stremato dai continui pericoli ai quali il suo prodotto è stato esposto sia in vigna che in cantina. Per un produttore di vini sinceri e autentici aggiungere il minimo indispensabile di solforosa è un po’ come godere di un piccolo effetto placebo-rassicurante! Non c’interessa aggiungerne come da standard, ma solo avere una piccola boccata d’ossigeno.
Alla fine, con gli occhi rossi e i capelli più bianchi che mai, siamo finalmente pronti per imbottigliare! Tutto sembra perfetto, le stelle sono allineate e stiamo stupidamente pensando: ‘È fatta, siamo sopravvissuti !!!!’, ma pochi mesi dopo riceviamo una telefonata da un cliente: ‘Salve la chiamo da…, volevo solo avvisarla che le ultime 2 bottiglie del vostro vino che ho aperto sapevano entrambe di tappo’. Ecco che, di nuovo, un familiare prurito ci pervade, mentre lo stomaco si chiude e puntuale come il telegiornale delle 20, arriva il momento di preoccuparsi se il fornitore di sughero da cui cerchiamo di comprare i migliori tappi non ci abbia tradito sul più bello con una partita sfortunata!
Una volta che abbiamo finito di arrovellarci il fegato sul problema del tappo, dopo aver aperto un centinaio di bottiglie per toglierci il dubbio, ci ricordiamo improvvisamente che siamo produttori di Brunello e che il Sangiovese, ultimamente, soffre d’ instabilità da quercetina. Trattasi di una “magica” precipitazione, totalmente imprevedibile, pronta a rovinare tutte le nostre bottiglie già consegnate nei ristoranti di mezzo mondo e che ora potrebbero essere minacciate di rimpatrio forzato.
E secondo voi, non è un lavoro rischioso questo?
Forse potremmo non venire uccisi da un colpo d’arma da fuoco o precipitando da altezze vertiginose, ma la nostra salute è certamente messa in pericolo da un’importante dose quotidiana di stress e ansia per tutte le cose assurde che potrebbero accadere alle piante, ai frutti, alle fermentazioni o alle bottiglie consegnate ovunque ai nostri clienti… Ed è con questo articolo che vi diamo ufficialmente il benvenuto nel crudele mondo dei produttori di vino.
Solo il grande amore che nutriamo per il nostro lavoro e per la vite può permetterci di sopravvivere e continuare a produrre vino nonostante tutto.
Quindi, di fronte al prossimo commento su quanto il vino sia costoso, faremo un bel respiro e con molta calma spiegheremo che noi lo chiamiamo “indennizzo di categoria per i danni da stress vitivinicoli”, una sorta di risarcimento per gli anni di vita lasciati per strada fra le preoccupazioni di questo lavoro.
* Brett. Brettanomyces è un genere di lievito, denominato colloquialmente ‘Brett’. Quando il Brettanomycescresce nel vino produce diversi composti che possono alterare il palato e il bouquet.
** Mal dell’Esca. Virus che colpisce gli organi legnosi della vite compromettendone il sistema linfatico e strutturale.
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